Dai lo ammetto, ho deciso di guardare questo film perché il protagonista era Timothée Chalamet. Addentrandomi nella visione ho scoperto un film “”mediocre””, per certi aspetti deludente ma molto interessante dal punto di vista dell’analisi psicologica dei personaggi.
Danny è il classico sfigatello di provincia e nell’estate successiva alla morte di suo padre è costretto dalla madre a trasferirsi fuori città da una zia alla lontana. Dalla scomparsa del pa
dre ha perso ogni interesse e va alla ricerca di nuove sensazioni. Hunter, lo spacciatore locale della sua età, è la persona che fa al caso suo; si incontrano ad una festa e Danny prova marijuana per la prima volta. Dal quel momento non riesce a farne a meno per “sentirsi vivo” e addirittura collabora con Hunter nei suoi giri loschi fino a fare una grande fortuna. Si innamora poi della sorella di Hunter, nonostante lui gli abbia esplicitamente detto di tenersene alla larga, e tra i due inizia una storia d’amore che delude molto Hunter quando ne viene a conoscenza. Infine i due ragazzi si trovano coinvolti in un giro di droga troppo grande per loro e Hunter finisce per essere ucciso quindi Danny non può far altro che lasciare la città.
Ambientato nei primi anni 90, la trama è abbastanza banale ma offre uno spaccato sulla condizione di dipendenza dei giovani di fine millennio, in conflitto con la generazione di boomer dei genitori, cresciuti aspirando al “sogno americano”.
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